Rimini | Consiglio, Galvani contro le linee di bilancio richiama all’ordine la maggioranza
Se il buongiorno si vede dal mattino, la bufera scatenata a inizio consiglio comunale, ieri sera a Rimini, dal Pdl e rimpolpata dal 5Stelle sul nuovo lungomare con la pista ciclabile in fieri (sono partiti lunedì i lavori del secondo tratto fino a Riccione e già, sembra, non ci sono i soldi per completarla, per portare cioè il piano della ciclabile in linea con il livello del marciapiedi) è stata un degno incipit di quello che è arrivato più tardi. Savio Galvani consigliere comunale di Fds, maggioranza, ha votato contro le linee d’indirizzo del bilancio di previsione 2013. Motivo? Il Pd, eccetto Sara Donati, si è ricompattato votando contro l’emendamento firmato da Galvani e Stefano Brunori (Idv), maggioranza, e Fabio Pazzaglia (Sel), minoranza, per l’assunzione di 15 insegnanti precarie che dopo aver superato un concorso voluto dal comune 5 anni fa lavorano adesso nei nidi Bruco verde e Cerchio magico.. Solo pochi giorni fa in commissione le cose erano andate molto differentemente. Con il Pdl tutto astenuto assieme alla quasi totalità del Pd. Quattro voti a favore, quelli di Brunori, Galvani, Pazzaglia e la 5Stelle Franchini erano bastati.
Non così ieri sera. Alla fine sono state approvate sia le linee d’indirizzo del bilancio comunale sia il bilancio 2013-2015 di Rimini Holding, ma partiamo dall’inizio. Non è stata morbida l’ora delle interrogazioni, catalizzata quasi del tutto dalle interrogazioni di Giuliana Moretti (anticipata in mattinata da una dura nota dal Pdl) e Luigi Camporesi, capogruppo dei 5Stelle, ("Nessun lavoro o compito è talmente semplice da non potere essere realizzato male", dice a un certo punto) e condita con un pizzico di Aeradria da Gennaro Mauro (Pdl) che ha chiesto al sindaco, senza ottenere risposta, se lui abbia mai firmato una di quelle lettere indirizzate ad Aeradria, e adesso nel mirino della procura, dove si promette sostegni economici prima ancora di avere le delibere in mano (in modo da consentire alla società di gestione del Fellini di bussare alle banche e chiedere credito).
Poi le delibere sul bilancio e la rottura in maggioranza, tra Pd da un lato e Fds e Idv dall’altro, con Galvani (in realtà l’unico dei tre firmatari dell’emendamento ad essere presente al momento del voto) a votare contro.”La bocciatura dell’emendamento è stata certamente un discrimine forte”, dice e racconta di come per l’approvazione del bilancio di Rimini Holding sia stata necessaria la sua presenza, viste le assenze nei banchi della maggioranza. “Quel bilancio è stato approvato, ma a un certo punto è stato richiesto il numero legale. I consiglieri del Pd erano 16, il che significa che il Pd non è autosufficiente. Il numero legale l'ho garantito io perché si stavano per votare delle delibere importanti”.
E’ da tempo che Galvani cerca di richiamare all’ordine i suoi colleghi di maggioranza troppo spesso assenti. “Bisogna ricominciare a capirci bene, bisogna riflette su questo episodio che è rilevante e non escludo possa tornare a verificarsi. Qualcuno pensava che bocciando l’emendamento avrei votato lo stesso la delibera, invece non è così. Rispetto al bilancio giudicherò di volta in volta. Però un punto fermo voglio metterlo: bisogna ripartire dalla maggioranza che c'è. Se le cose che si fanno sono condivise bene, altrimenti ci saranno incidenti su cose ben più importanti. Bisogna sia che la giunta condivida con noi e con tutto il consiglio le delibere prima e ci lasci il modo di lavorarci su, e c’è anche un problema di confronto interno alla maggioranza. Da cinque mesi a questa parte il Pd naviga per conto suo. La maggioranza è quella uscita dalle elezioni e non può essercene un’altra”.
“La grave esposizione economico finanziaria del Comune di Rimini frutto di investimenti faraonici quali TRC, Aeroporto, Palacongressi, Fiera mette a rischio quello che è sempre stato il fiore all'occhiello dei servizi riminesi: la qualità dei nidi d'infanzia. Con la decisione di bocciare un emendamento si sta avviando, e questo l'abbiamo capito bene, nella direzione dello smantellamento del sistema scolastico pubblico in favore della privatizzazione nella gestione dei servizi”, le ragioni del sì del 5Stelle.
“Donne, madri, lavoratrici, trentenni. Quelle maestre sono l’identikit di chi la sinistra dovrebbe difendere e invece niente, zero. Da oggi in avanti li chiameremo gli spietati”, non ha perso lo spirito nonostante la sconfitta Fabio Pazzaglia.
Rispetto alla lotta per i nidi pubblici ingaggiata dal piccolo fronte bipartisan, la via del consiglio comunale si è chiusa. Ne resta un’altra: quella del referendum (simile a quello a giorni a Bologna, che vuole tagliare il finanziamento pubblico al sistema integrato) già ‘minacciato’ da Galvani. “Non è ancora la strada maestra per noi”, dice il consigliere comunale, ma c’è anche chi ci sta seriamente pensando e non è escluso che qualcuno da settembre potrebbe lo stesso iniziare a raccogliere le firme.